Di Don Mino Grampa
l popolo ticinese verrà chiamato a decidere sull’opportunità o meno di concedere sussidi alle famiglie che decidono per i loro figli di scegliere scuole private.
Vorrei che il dibattito si svolgesse in modo pacato e sereno e non venisse stravolto da posizioni preconcette. La votazione non è contro la scuola pubblica, che in Ticino è salda, meritevole e deve essere sostenuta, perché possa migliorare sempre più nei suoi servizi e nelle sue prestazioni.
Gli iniziativisti non vogliono togliere soldi alla scuola pubblica, perché li attingono al fondo speciale di investimento previsto dal Consiglio di stato. Vorrebbero far comprendere alla popolazione ticinese che aiutando le scuole private, con sussidi modesti, si favorisce proprio il risparmio, che può tornare utile per gli investimenti nella scuola pubblica. Infatti se gli allievi delle scuole private rifluissero nella scuola pubblica i costi sarebbero molto maggiori.
Il sussidio è richiesto perché le famiglie meno abbienti possano scegliere la scuola privata, spinte da diverse ragioni di tutto rispetto.
La ragione fondamentale è di favorire una effettiva libertà di poter scegliere, che molte famiglie non hanno e si sentono umiliate di dover sottoporre delicati casi personali, familiari e sociali al giudizio di una commissione che non si è mostrata sempre molto comprensiva e generosa.
Non si sceglie una scuola privata per capriccio o per lusso, ma spinti da motivi seri e validi, tanto più che bisognerà in ogni caso continuare a pagare una retta, per garantirsi questa scelta.
I motivi sono i più disparati: situazioni di bisogno, desiderio di servizi complementari (come internato, mensa, studio assistito garantito), il desiderio di percorsi didattici diversi, la garanzia di valori dichiarati e riconosciuti validi della tradizione civile e culturale del paese.
È una votazione nella quale non si intende togliere niente al pubblico, mentre si concede un minimo di aiuto al settore privato, altrimenti destinato a scomparire o a ridursi a isole elitarie e chiuse, mentre c’è bisogno di apertura, di coordinazione, di collaborazione tra il settore pubblico e privato, non di emarginazione, né di monopolio.
Vorrei poter far capire al popolo ticinese, chiamato a dire l’ultima parola, questo spirito rispettoso di collaborazione.
Il sussidio non è contro nessuno, ma a favore di una maggiore libertà e quindi a sostegno dei diritti dei genitori e delle famiglie.
Negli ultimi 50 anni otto scuole hanno dovuto chiudere i battenti (di queste, cinque negli ultimi vent’anni), principalmente per problemi finanziari: S. Caterina, Locarno (chiusura nel 1951); S. Anna, Lugano (chiusura nel 1972); S. Maria, Pollegio (chiusura nel 1982); Pio XII, Breganzona (chiusura nel 1984); S. Giuseppe, Lugano (chiusura nel 1986);
Francesco Soave, Bellinzona (chiusura nel 1990); S. Maria, Bellinzona (chiusura nel 1995); S. Felice, Rovio (chiusura nel giugno 2000). È pure prevista a medio termine la chiusura dell’Istituto di Loverciano e del “Don Bosco” di Maroggia.
Con il sussidio alle scuole private il Ticino segue l’indicazione del Parlamento Europeo del 1984, che afferma: “Il diritto alla libertà di insegnamento implica l’obbligo da parte degli Stati di rendere possibile l’esercizio pratico di tale diritto anche sotto il profilo finanziario senza discriminazioni nei riguardi dei gestori, dei genitori, degli alunni o del personale”
Noi tendiamo una mano, ci mettiamo al servizio dei bisogni del paese; cerchiamo collaborazione, vogliamo poter sopravvivere per essere utili al bene pubblico.
Con una cifra modesta di 5-10 milioni, rispetto ai 700 spesi per il settore pubblico, vogliamo dare il nostro contributo perché il Ticino non veda scomparire tutte le scuole di iniziativa privata. Molti cantoni già accordano sovvenzioni in forme diverse: Giura, Zugo, Basilea Campagna, Lucerna, Zurigo, Grigioni, Argovia, San Gallo, Uri e Svitto, Untervaldo e Obvaldo, Glarona, Turgovia, Friburgo.
Non si tratta dunque di nessuna mostruosità, ma di una decisione ponderata, che ha avuto l’avvallo del Parlamento cantonale. L’iniziativa popolare riconosce la preminenza della scuola di stato e vuole solo dare un sostegno alle famiglie per offrire concretezza al loro diritto nella scelta della scuola, garantito dal principio costituzionale della libertà educativa.
La scuola privata non può e non deve fare paura alla scuola dello stato, mentre svolge un servizio che è di indubbio interesse pubblico. Allo stato resta il compito della vigilanza, della verifica dei criteri di idoneità, la sorveglianza sul rispetto dei diritti e dei doveri costituzionali, la regolamentazione del sussidio.
Sussidio
che permetterebbe anche di retribuire in modo più adeguato il personale docente
e ausiliario, che oggi si vede sacrificato nelle sue legittime aspettative
salariali.